giovedì 2 dicembre 2010

La fecondazione in vitro non aumenta il rischio di aneuploidie cromosomiche

Una delle maggiori preoccupazioni dei trattamenti di fecondazione in vitro è se la manipolazione degli ovociti e degli embrioni possa portare a sbilanciamenti cromosomici. Un recentissimo studio fatto su 406 aborti avvenuti nel primo timestre di gravidanza conferma che non vi è un aumentato rischio statistico di aneuploidie cromosomiche negli embrioni in provetta rispetto a quelli concepiti naturalmente. Vi è un aumentato tasso di aneuploidie solo in embrioni provenienti da ICSI per fattore maschile, il che fa supporre che lo sbilanciamento cromosomico derivi da un rischio parentale piuttosto che dalle procedure tecniche di fertilizzazione.

Marcatori di spermatogenesi nelle azoospermie: funzionano?

Moltissimi gruppi di ricerca lavorano sulla scoperta di un metodo per determinare la presenza di spermatozoi nel testicolo in pazienti azoospermici senza ricorrere all'operazione chirurgica. Una recente metanalisi ha analizzato se i livelli sierici e seminali dell'inibina-B e dell'ormone anti-Mülleriano (AMH) predicano accuratamente la spermatogenesi, però il risultato è che la sensibilità di questi test rimane bassa.
Purtroppo, ad oggi l'unico metodo sicuro per determinare la produzione di spermatozoi rimane la biopsia testicolare o l'agoaspirato epididimario.

Relazione tra HIV e parametri seminali

Secondo uno studio, condotto su una decade di lavaggi su liquido seminale per valutare gli effetti dell' HIV sui parametri seminali e la possibilità di contagio del virus attraverso l' inseminazione, non vi è una differenza significativa per quanto riguarda i vari parametri tra campioni in cui viene rilevata una certa carica virale (VL) e campioni in cui invece non risulta essere presente. Infatti, in pazienti, sottoposti a cicli di IUI(inseminazione intrauterina), trattati con terapia antiretrovirale (HAART) e in cui la carica virale non è osservabile si è visto che il virus dell'HIV è presente sia nel campione fresco che nel campione che ha subìto il lavaggio.

martedì 30 novembre 2010

Stimolazione ovarica e rischio di aneuploidie

Un recente studio retrospettivo pubblicato su Human Reproduction Update afferma che, al contrario di quanto dimostrato sugli animali, l'incidenza di aneuploidie nell'embrione non risulta essere più alta nelle pazienti che presentano gravidanze in seguito a stimolazione ovarica con FSH (ormone follicolo stimolante) rispetto a quelle con gravidanze spontanee. Questo suggerisce che l'esposizione ad FSH esogeno non aumenta il rischio di aneuploidie.

domenica 7 novembre 2010

Indice di massa corporea e parametri seminali

Una recente meta-analisi pubblicata su Human Reproduction Update afferma che non ci sono, allo stato attuale, evidenze che l'indice di massa corporea (BMI) influenzi i parametri del liquido seminale, al contrario di quello che si supponeva. Il BMI è stato, però, visto responsabile della diminuzione dei livelli di alcuni ormoni sessuali, tra cui il testosterone.

Ormone anti-Mülleriano e esito della fecondazione in vitro

Negli ultimi tempi è emerso come test di riserva ovarica il dosaggio dell'ormone anti-Mülleriano (AMH) e molti studi ne confermano la sua utilità ed affidabilità. Sicuramente questo test è molto sensibile nel rilevare la quantità di ovociti che una donna è in grado di produrre, ma è in grado di predire l'esito di un ciclo di IVF?
Un recente studio americano ha cercato di rispondere a questa domanda e gli autori affermano che il test predice molto bene i tassi di gravidanza in donne tra i 34 e i 41 anni, mentre non sembra così specifico in donne al di fuori di queste età.

giovedì 4 novembre 2010

Strategie per prevenire la contaminazione durante la conservazione degli ovociti umani

La crioconservazione delle cellule animali e dei tessuti viene tradizionalmente effettuata con azoto liquido (LN). Questa procedura può però provocare contaminazione del campione da parte di agenti patogeni e microbiologici. Lo stesso LN è considerato una potenziale fonte di contaminazione soprattutto se viene a diretto contatto con il campione. Da uno studio effettuato a Valencia e pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility è stato dimostrato che l'utilizzo di azoto nella fase gassosa permette la conservazione di ovociti vitrificati, mantenendo il loro potenziale di sviluppo in embrioni competenti, nello stesso modo dell' azoto liquido. L'unica differenza è che con l'azoto in fase gassosa si diminuiscono le possibilità di contaminazione dei campioni in quanto la densità di agenti inquinanti nella fase gassosa è più bassa rispetto a quella nella fase liquida.

martedì 2 novembre 2010

Fattori che influenzano il successo della ICSI in caso di azoospermia ostruttiva

Da uno studio retrospettivo, pubblicato su Fertility and Sterility e condotto su una popolazione di uomini con azoospermia ostruttiva e normale spermatogenesi è risultato che l'origine degli spermatozoi (epididimali o testicolari) utilizzati e la causa dell'ostruzione (assenza bilaterale congenita dei vasi deferenti o altri tipi di ostruzione) non incidono in termini di fecondazione, gravidanza e aborti spontanei sul successo della ICSI.

giovedì 28 ottobre 2010

La classificazione morfologica embrionale non predice la qualità delle blastocisti

Da uno studio prospettico condotto su quasi 3000 embrioni e pubblicato su RBM Online, sembra che la classificazione morfologica dell'embrione al secondo e terzo giorno dal pick-up non fornisce informazioni aggiuntive per indicare la migliore blastocisti da trasferire al quinto giorno.

Lo swelling test predice il grado di frammentazione del DNA degli spermatozoi

Secondo uno studio australiano già presentato al congresso Europeo di Medicina della Riproduzione che si è tenuto a Roma e ora pubblicato sulla rivista RBM Online, lo swelling test riesce ad identificare spermatozoi con minima frammentazione del DNA.

Lo swelling test è un test non invasivo che può essere applicato su spermatozoi che poi possono essere utilizzati per la tecnica ICSI. Se questi dati verranno confermati da altri studi potrebbe rendersi possibile una selezione in vivo di spermatozoi non frammentati.

giovedì 7 ottobre 2010

Stress cronici e ovaie

Possono gli stress cronici come l'abuso di sostanze stupefacenti influire sulla funzionalità ovarica? Un gruppo di ricercatori americani ha visto come le dipendenze da droghe o altre cattive abitudini prolungate nel tempo possono diminuire la riserva ovarica. Inoltre, anche se questi stili di vita sono passati, il loro effetto rimane comunque maggiore rispetto ai danni provocati da altri tipi di stress che durano per un tempo limitato.

L'obesità aumenterebbe il tasso di aborti

In uno studio realizzato in Inghilterra su 314 donne, è emerso che abortività al primo trimestre e obesità sono direttamente proporzionali. Si è visto, infatti, che la percentuale di aborti aumenta significativamente con l'aumentare dell'indice di massa corporea (BMI) della donna, dimostrando ancora una volta quanto siano importanti le abitudini alimentari per la fertilità e per il portare a termine la gravidanza.

martedì 28 settembre 2010

L'obesità riduce la qualità del liquido seminale

L'obesità può influenzare la qualità del liquido seminale? Una pubblicazione sulla rivista Fertility and Sterility affronta il tema.
Dall'analisi delle caratteristiche seminali effettuata su 794 pazienti obesi in un polo andrologico argentino, si evidenzia una correlazione tra l'aumento dell'indice di massa (BMI) corporea e la diminuzione della motilità degli spermatozoi. Sembra quindi che l'obesità incida prevalentemente sulla funzionalità dell'epididimo (dove gli spermatozoi acquisiscono la capacità di movimento).

Endometriosi ed infertilità

L’endometriosi, a seconda della sua gravità, porta ad una infiammazione che causa uno squilibrio della composizione del fluido peritoneale, dove gli spermatozoi possono rimanere per diverso tempo. È noto che nelle donne con endometriosi vi è un aumento della produzione di prostaglandina E2 e del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF). Un recente studio ha valutato l’effetto di questi due fattori sugli spermatozoi e si è visto che riducono significativamente la motilità a lungo termine, la reazione acrosomiale e l’interazione spermatozoo-ovocita, e questo spiegherebbe un’altra causa all’infertilità dovuta ad endometriosi.

Frammentazione del DNA spermatozoario ed esito della IVF

In uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Fertility and Sterility è emerso come la frammentazione del DNA degli spermatozoi possa essere un fattore predittivo dell’esito di un ciclo di fecondazione in vitro. In particolare, si è visto come una percentuale di frammentazione superiore al 25% riduce significativamente il tasso di fertilizzazione dell’ovocita e la qualità dell’embrione eventualmente formato, mentre una percentuale superiore al 52% riduce il tasso di gravidanza.

lunedì 20 settembre 2010

Mitocondri e motilità degli spermatozoi

Quale potrebbe essere una causa dell'astenozoospermia, ossia della ridotta motilità spermatozoaria? Nella rivista Fertility and Sterility è spiegata una delle possibili cause. Gli autori del lavoro hanno, infatti, dimostrato come molti pazienti che mostrano astenozoospermia hanno una alterata struttura dei mitocondri, organelli cellulari responsabili della produzione di energia, negli spermatozoi. Questo studio può spiegare, quindi, una possibile causa di infertilità maschile.

La stimolazione ovarica non aumenta il rischio di aneuploidie

Un recente lavoro della rivista Fertlity and Sterility ha mostrato come la stimolazione ovarica con FSH non incide sullo sbilanciamento cromosomico dell'embrione dopo fecondazione in vitro. Lo studio è stato fatto su 229 embrioni abortiti e il tasso di aneuploidie tra embrioni concepiti con ciclo naturale e quelli concepiti dopo stimolazione con FSH non è significativamente differente tra i due gruppi.

martedì 14 settembre 2010

Fertilità maschile in fumo

Sul numero di Settembre della rivista Human Reproduction sono apparsi due nuovi lavori che continuano a sottolineare l'impatto negativo che il fumo di sigaretta ha sulla fertilità maschile.

Secondo il primo lavoro (link) le madri che fumano durante la gravidanza infliggono al figlio maschio portato in grembo una riduzione del 55% del materiale riproduttivo maschile (i futuri spermatozoi).

Il secondo lavoro (link) analizza invece l'impatto che il fumo ha su specifiche proteine necessarie al corretto assemblamento del DNA degli spermatozoi: le protamine. Lo studio evidenzia che i forti fumatori (>20 sigarette/giorno), hanno un'alterata produzione di queste proteine che si riflette sulla qualità degli spermatozoi.

Continuano quindi le prove scientifiche che indicano il fumo di sigaretta come un fattore ambientale che influenza la fertilità maschile.

domenica 12 settembre 2010

Lavaggio dei follicoli durante il recupero ovocitario: nessun vantaggio rispetto al metodo classico

Secondo un articolo appena apparso sulla Cochrane Reviews il lavaggio dei follicoli (in termine tecnico definito "flushing")durante il pick-up ovocitario non offre alcun vantaggio in termini di:
1) numero di ovociti recuperati;
2) tasso di gravidanze cliniche;

rispetto al metodo classico di recupero ovocitario in cui il liquido contenuto nei follicoli (fluido follicolare) viene solamente aspirato.

Inoltre il flushing prolunga la durata della procedura di recupero ovocitario e quindi il tempo della sedazione.

domenica 29 agosto 2010

Il rischio di contaminazione del materiale biologico crioconservato è minimo

1. Il caso. Ovociti, spermatozoi, embrioni, blastocisti, tessuto ovarico e tessuto testicolare possono tutti essere attualmente conservati per un lungo periodo attraverso un processo detto crioconservazione che mantiene i tessuti ad una temperatura di -196°C (azoto liquido).
Tutte le principali Organizzazioni Sanitarie mondiali si sono negli anni pronunciate sulla crioconservazione al fine di regolamentare la gestione dei vari campioni di un laboratorio. L'attenzione è principalmente rivolta al potenziale infettivo dei campioni maneggiati (si richiede infatti a tutti i pazienti un pannello di esami infettivologici prima della crioconservazione) e alla possibilità di contaminazione in azoto liquido di un campione "sano" da parte di un campione infetto.
2. Lo studio. Uno studio appena apparso sulla rivista Fertility and Sterility ha analizzato tutta la letteratura scientifica disponibile sull'argomento sia nei laboratori di Fecondazione Assistita che in quelli di ricerca in cui si maneggiano cellule animali. Dalla revisione della letteratura il rischio di cross contaminazione nei laboratori di Fecondazione Assistita risulta esiguo.

Agopuntura e transfer embrionale

L'agopuntura viene proposta alle pazienti al momento del trasferimento in utero degli embrioni. Tuttavia gli ultimi due lavori pubblicati sull'argomento nel mese di Aprile (link)e nel mese di Settembre (link)sulla rivista RBM Online non riscontrano un aumento del tasso di gravidanza nelle pazienti sottoposte ad agopuntura al momento del transfer.

martedì 24 agosto 2010

Abortività ripetuta: le immunoglobuline non funzionano

Uno studio ben condotto e controllato dimostra la inefficacia delle immunoglobuline intravenose nella prevenzione della abortività secondaria. In un gruppo di studio di 82 pazienti pubblicato su Human Reproduction , alle quali in modo controllato sono state somministrate immunoglobuline intravenose, e soluzione fisiologica (placebo), non è stata evidenziata alcuna differenza in termini di abortività. Lo studio conferma altri studi sulla inefficacia delle immunoglobuline nella prevenzione dell'aborto spontaneo.

Gli ovociti vitrificati funzionano come quelli freschi

In uno studio pubblicato su Human Reproduction, un gruppo spagnolo dimostra che la vitrificazione, una tecnica di congelamento ultrarapido dell'ovocita, consente gli stessi risultati rispetto agli ovociti freschi. Lo studio dimostra infatti che il tasso di embrioni di ottima qualità e di gravidanze evolutive rimane lo stesso per gli ovociti vitrificati e per quelli freschi.

L'alcool durante la gravidanza danneggia la spermatogenesi del figlio

Uno studio di un gruppo danese dimostra che l'assunzione di alcool durante la gravidanza può danneggiare la concentrazione degli spermatozoi del figlio.

Lo studio pubblicato su Human Reproduction dimostra che la concentrazione degli spermatozoi del figlio si riduce con l'aumentare dell'uso di alcool durante la gravidanza.

Le uova di donne con endometriosi sono alterate geneticamente.

Gli ovociti di donne con endometriosi sono alterati geneticamente. Questo studio di un gruppo italiano pubblicato su Human Reproduction analizza il primo globulo polare (la piccola cellula speculare all'ovocita) di ovociti che derivano anche da donne con endometriosi. Lo studio dimostra che il tasso di alterazioni cromosomiche (aneuploidie) è significativamente aumentato in donne con endometriosi, oltre che in donne con problemi ovulatori e con poliabortività.

martedì 20 luglio 2010

Fattori predittivi le aneuploidie di ovociti umani

Il caso. La vitalità dell’embrione dipende soprattutto dal suo stato cromosomico, che dipende sostanzialmente da quello dell’ovocita. Circa il 70% delle aneuploidie ovocitarie derivano da errori nella prima divisione meiotica e possono essere analizzate studiando il primo globulo polare prima di fertilizzare l’ovocita in cicli di ICSI.
Lo studio. È uno studio sperimentale pubblicato sulla rivista Human Reproduction. È stato svolto in un centro di Medicina Riproduttiva italiano da persone che hanno molte pubblicazioni in diverse riviste internazionali.
Quesito dello studio. Lo studio vuole determinare i fattori di rischio che aumentano la probabilità di errori nel processo meiotico dell’ovocita.
Metodi. Patients. 540 coppie infertili che sono andate incontro a 706 cicli di fecondazione in vitro.
Interventions. 4163 ovociti raccolti sono stati denudati e i globulo polare risultanti della prima divisione meiotica prelevati e analizzati tramite FISH con sonde per i cromosomi 13, 15, 16, 18, 21 e 22. L’inseminazione è stata fatta per ICSI, è stato seguito lo sviluppo embrionale e, dopo il transfer, l’esito della gravidanza è stato verificato con la presenza del battito fetale.
Comparisons. 640 cicli avevano indici di prognosi sfavorevole (418 con età della madre ≥38 anni, 202 con ripetuti fallimenti di cicli di IVF, 20 con ripetuti aborti), che aumentano il rischio di sviluppare ovociti aneuploidi, mentre i rimanenti 66 erano senza indici prognostici sfavorevoli e sono stati usati come controllo.
Outcomes. Relazione tra aneuploidie ovocitarie e caratteristiche prognostiche dei pazienti, tipo di stimolazione ormonale e risposta all’induzione ovarica.
Risultati. La percentuale di ovociti bilanciati dal punto di vista cromosomico è risultata direttamente correlata al numero di ovociti maturi ottenuti e alla successiva evidenza di gravidanza clinica (p < 0.01), mentre è risultata inversamente proporzionale all’età della donna, all’infertilità femminile (endometriosi, precedenti aborti, fattore ovarico), agli indici prognostici negativi della coppia (fallimenti di IVF, poliabortività) ed alla quantità di FSH per ovocita e per ovocita in metafase II (p < 0.01).
Conclusioni. L’analisi genetica del primo globulo polare viene effettuata per selezionare ulteriormente, oltre alla morfologia, gli ovociti da fertilizzare, specialmente se vi è per legge un limite di numero di embrioni da impiantare. È stato visto che la percentuale di ovociti aneuploidi è maggiore in donne con età ≥38 anni, seguita da coppie che hanno avuto ripetuti fallimenti di cicli di IVF. I diversi tipi di stimolazione ovarica non hanno mostrato aumento di aneuploidie, mentre queste sono inversamente proporzionali al tipo di risposta della donna all’induzione ovarica (numero di ovociti ottenuti e quantità di FSH necessaria per ottenere un ovocita). Il tasso di aneuploidie si correla invece con cause di infertilità come endometriosi, infertilità ovarica e poliabortività. Questo studio dimostra, quindi, che le aneuploidie dipendono da un gran numero di variabili e lo studio del globulo polare, in donne con queste condizioni, può aiutare la scelta dell’ovocita che verrà poi fertilizzato con ICSI.

domenica 4 luglio 2010

VALORI DI RIFERIMENTO DEL LIQUIDO SEMINALE: LA NOSTRA OPINIONE

E' appena apparso sulla rivista Hum Reprod Update un contributo del gruppo Donnamed in merito ai nuovi parametri di riferimento del liquido seminale proposti da Cooper e collaboratori e recepiti dal nuovo manuale di seminologia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS 2010).

I parametri di riferimento adottati dall'OMS si basano su una popolazione fertile, in cui cioè un concepimento spontaneo è ottenuto entro 12 mesi di tentativi regolari non protetti. Se si osservano invece i parametri estrapolati dallo studio di una popolazione a fertilità sconosciuta, questi risultano diversi per tutti principali parametri normalmente oggetto di studio (concentrazione, motilità, morfologia).

Con la nostra lettera proponiamo alla comunità scientifica internazionale di adottare, per la valutazione del liquido seminale di pazienti infertili riferiti a centri di Fecondazione Assistita, NON la classificazione proposta dal WHO basata su maschi fertili, BENSI' la classificazione riferita alla popolazione a fertilità sconosciuta, che meglio rappresenta chi si rivolge ad un centro di Fecondazione Assistita.

Di seguito i limiti minimi di "normalità" secondo le due classificazioni:

VOLUME:
popolazione fertile 1,5 mL; popolazione generale 1,2 mL
CONCENTRAZIONE:
popolazione fertile 15 milioni/mL; popolazione generale 9 milioni/mL
MOTILITA' PROGRESSIVA:
popolazione fertile 32%; popolazione generale 31%
MORFOLOGIA:
popolazione fertile 4%; popolazione generale 4,7%

venerdì 2 luglio 2010

“ICSI fisiologica”: la selezione di spermatozoi con acido ialuronico risulta in una migliore qualità degli embrioni

Il caso. L’acido ialuronico (HA) gioca un ruolo importante nel naturale processo di fertilizzazione dell’ovocita: è, infatti, presente nella matrice extracellulare del cumulo ooforo e gli spermatozoi maturi esprimono il suo recettore in modo che essi possano superare questa barriera. Gli spermatozoi non maturi hanno una bassa densità di questi recettori e vengono, quindi, selezionati negativamente dall’ovocita. La selezione di spermatozoi con alta densità di recettori per HA potrebbe, dati questi presupposti, aumentare i successi delle ICSI.
Lo studio. È un insieme di 3 studi prospettici pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility svolto in un centro di PMA di Bologna. Gli autori presentano varie pubblicazioni in questo argomento su diverse riviste internazionali.
Quesito dello studio. Lo studio vuole determinare il ruolo dell’acido ialuronico nella selezione di spermatozoi per ICSI.
Metodi. Patients. Studio 1: 20 uomini. Studio2: 15 uomini. Studio 3: 206 coppie sottoposte a ICSI.
Interventions. Studio 1: determinazione del grado di frammentazione del DNA spermatozoario mediante il test di dispersione cromatinica (SCD). Studio 2: determinazione della morfologia del nucleo degli spermatozoi secondo il metodo MSOME. Studio 3: studio randomizzato che paragona la ICSI tradizionale in polivinilpirrolidone (PVP-ICSI) con la nuova tecnica proposta in HA (HA-ICSI).
Comparisons. Studio 1: il seme di ogni paziente è stato diviso in 4 gruppi: fresco, dopo swim-up, dopo incubazione in PVP, dopo incubazione in HA. Studio 2: il seme di ogni paziente, dopo separazione in gradiente, è stato diviso in due gruppi: incubazione in PVP e incubazione in HA. Studio 3: suddivisione randomizzata in 94 coppie sottoposte a PVP-ICSI e 112 a HA-ICSI.
Outcomes. Studio 1: tasso di frammentazione del DNA spermatozoario. Studio 2: tasso di morfologia nucleare nella norma secondo i criteri MSOME. Studio 3: fertilizzazione, qualità dell’embrione, impianto e gravidanza.
Risultati. Studio 1: gli spermatozoi legati a HA mostrano il tasso di frammentazione più basso (5.3% contro 11% degli spermatozoi dopo swim-up e in PVP e 16.5% degli spermatozoi freschi; p≤0.001). Studio 2: la percentuale di morfologia normale del nucleo degli spermatozoi legati a HA è significativamente maggiore rispetto a quelli in PVP (14.5% contro 11%; p=0.013). Studio 3: la percentuale di embrioni ad alta qualità ottenuti da spermatozoi con HA-ICSI è significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta con PVP-ICSI (35.8% contro 24.1%; p=0.046) e si nota un trend positivo, anche se non significativo, nei tassi di fertilizzazione, impianto e gravidanza.
Conclusioni. I risultati di questo lavoro dimostrano come la selezione di spermatozoi tramite acido ialuronico, componente naturale della barriera di selezione dell’ovocita, possa incrementare i risultati della ICSI, dove l’unica selezione possibile è l’occhio del biologo. Precedenti studi avevano dimostrato come l’HA non ha effetti negativi nello sviluppo dello zigote, quindi gli autori propongono, nel caso in cui altri studi confermassero questi risultati, di usare l’HA come prima scelta per selezionare gli spermatozoi. Inoltre, gli autori propongono anche l’uso dell’HA per velocizzare il processo di selezione nella IMSI.

martedì 22 giugno 2010

Alte dosi di FSH aumentano il tasso di alterazioni cromosomiche degli ovociti maturati in vitro

1. Il caso: le alterazioni cromosomiche degli ovociti sono materia di grande interesse. Alcuni lavori correlano l'uso dell'FSH per la stimolazione ovarica con un aumento di queste alterazioni, ma la genesi di questo fenomeno non è nota. Nel caso della maturazione in vitro degli ovociti (IVM), l'FSH viene solitamente aggiunto ai mezzi di coltura.
2. Lo studio: questo lavoro, appena apparso su Fertility and Sterility, indaga in maniera prospettica l'effetto che l'FSH ha sugli ovociti immaturi coltivati in vitro.
3. Metodo: patient(s): 252 ovociti immaturi. Intervention(s): stimolazione ovarica con agonista ed FSH. Gli ovociti immaturi (stadio di vescicola germinale o metafase I) sono stati distribuiti in 5 diversi mezzi di coltura con dosi crescenti di FSH (0; 5,5; 22; 100 and 2000 ng/mL). Comparison(s): osservazione del fuso meiotico con luce polarizzata, analisi genetica con ibridazione fluorescente in situ (FISH). Outcome(s): l'effetto di varie dosi di FSH sul tasso di aneuploidie di ovociti coltivati in vitro.
4. Risultati: la proporzione di ovociti aneuploidi aumenta in maniera dose-dipendente con l'incremento delle dosi di FSH in coltura. Infatti il tasso di aneuploidie è rispettivamente 26,7%; 23,3%; 36,75%; 46,7% e 63,3% per i livelli di FSH di 0; 5,5; 22; 100 e 2000 ng/mL. Alti livelli di FSH incrementano quindi gli errori durante la meiosi degli ovociti immaturi.

venerdì 18 giugno 2010

Il valore dello spermiogramma nelle coppie subfertili

1. Caso: la valutazione del liquido seminale secondo la classificazione fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non permette di definire la fertilità di un individuo né di distinguere, all’interno di una popolazione subfertile, gli uomini in grado di ottenere spontaneamente un concepimento.
2. Lo studio: è uno studio pubblicato su Fertility and Sterility, osservazionale prospettico multicentrico, che valuta la capacità di concepimento spontaneo entro 12 mesi, di una popolazione subfertile cui viene effettuato inizialmente uno spermiogramma di controllo. Lo studio ha lo scopo di individuare una funzione matematica che riesca ad esprimere la probabilità di ottenere un concepimento spontaneo sulla base delle caratteristiche principali del liquido seminale (concentrazione, motilità, morfologia e volume).
3. Metodi: Patient(s): 3345 coppie subfertili. Intervention(s): analisi del liquido seminale secondo l’OMS. Valutazione della riserva ovarica, della pervietà tubarica e della presenza di endometriosi della partner femminile. Indirizzamento delle coppie (secondo un modello prognostico precedentemente sviluppato basato su fattori femminili e maschili) verso a) un trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) in caso di cattiva prognosi b) nessun trattamento in caso di buona prognosi. Comparison(s): osservazione delle coppie non indirizzate a trattamento o indirizzate (fino al momento in cui il trattamento inizia) e registrazione delle gravidanze cliniche spontanee ottenute. Outcome(s): una funzione in grado di esprimere la probabilità di concepimento spontaneo in base alle caratteristiche del liquido seminale
4. Risultati:
a) Il 21% delle coppie in osservazione ha ottenuto una gravidanza clinica spontanea.
b) Dei 3345 campioni di liquido seminale, il 41% rientra nella classificazione di normozoospermia secondo l’OMS ed il 59% risulta patologico per uno o più parametri. Il 24% delle coppie con normozoospermia ha ottenuto una gravidanza clinica spontanea contro un 23% di coppie con liquido seminale patologico. Nell’osservazione delle varie alterazioni del liquido seminale, solo una severa oligoastenoteratozoospermia è risultata significativamente meno rappresentata nelle coppie in gravidanza (12%) rispetto alla condizione di normozoospermia.
c) Secondo l’analisi dei dati in questo studio le possibilità di concepimento diminuiscono per:
concentrazione <40 milioni di spermatozoi per mL;
morfologia <20%;
numero totale di spermatozoi <200 milioni.
d) L’analisi multivariata delle caratteristiche del liquido seminale, sulla base di questi risultati, riesce ad indicare ad un individuo subfertile una probabilità di concepimento spontaneo entro 12 mesi che va dal 7% al 41%.
5. Conclusioni: lo studio dimostra che la classificazione secondo l’OMS non è informativa circa la probabilità di concepimento di una popolazione subfertile. L’approccio proposto da questo studio, in cui volume, concentrazione, motilità e morfologia vengono valutati insieme sulla base di un modello matematico, riesce a fornire maggiori informazioni sulla capacità di concepimento spontaneo di un uomo con determinati parametri seminali. L’informazione ottenuta resta limitata alla variabilità del liquido seminale di ogni soggetto e, nella ricerca di un figlio, alle caratteristiche della partner femminile. Tuttavia questo studio getta le basi per una valutazione dello spermiogramma diversa dalla normale classificazione normale/patologico che può risultare maggiormente informativa per la coppia ed il clinico.

giovedì 17 giugno 2010

Uso della FISH in maschi infertili: indicazioni e rilevanza clinica

Il caso: diversi lavori scientifici hanno riportato una correlazione fra alterato spermiogramma e un alto numero di anomalie cromosomiche degli spermatozoi. Quali pazienti possono beneficiare di una tecnica, l’ibridazione fluorescente in situ (FISH) del seme, per visualizzare le eventuali anomalie cromosomiche?

Lo studio: è uno studio retrospettivo di analisi FISH e pubblicato su Fertility and Sterility.

Quesito dello studio: scopo del lavoro è di determinare quei pazienti nei quali una FISH degli spermatozoi potrebbe essere indicata, il numero e quali cromosomi analizzare per avere il r risultato in termini di tempo, costi e informazioni ottenute e infine dare una interpretazione dei risultati ottenuti di rilevanza clinica.

Metodi: Patient(s): 319 pazienti infertili a consulto per riproduzione assistita con età media 36±5. Intervention(s): FISH dei campioni di seme. Outcome(s): frequenze di anomalie nei cromosomi 13, 18, 21, X e Y comparate allo spermiogramma, al cariotipo somatico e meiotico (sulle varie fasi della spermatogenesi) e all’età.

Risultati: i pazienti riscontrati con la percentuale più alta di anomalie cromosomiche degli spermatozoi erano oligozoospermici (50%), oligoastenozoospermici (33.3%) e oligoastenoteratozoospermici (21%). Dei parametri seminali analizzati (conta, motilità e morfologia) solo la conta è correlata con la percentuale totale di anomalie cromosomiche. Il 14% degli individui con cariotipo normale avevano un alta percentuale di anomalie cromosomiche degli spermatozoi, questa percentuale è più alta nei pazienti con cariotipo somatico anomalo (36%) e in pazienti con cariotipo meiotico alterato (26%). Nessuna correlazione è stata trovata con l’età.

Conclusioni: la FISH è particolarmente indicata:

1- in individui con normale cariotipo e quando la condizione oligo è presente;

2- in individui con anomalo cariotipo o che sono portatori di polimorfismi eterocromatinici;

3- individui con alterato cariotipo meiotico.

Lo studio dei cromosomi sessuali (X e Y) e del cromosoma 21 sembra essere sufficiente per identificare un paziente “a rischio” cioè quelli con più alta probabilità di produrre spermatozoi con anomalie cromosomiche.

Significative differenze nelle percentuali di anomalie cromosomiche dovrebbero essere prese in considerazione a prescindere dal valore numerico. Gli individui identificati “a rischio” dovrebbero essere informati circa la disponibilità di tecniche di diagnosi genetica preimpianto e prenatale.




Una relazione tra aneuploidie e arresto della maturazione degli spermatozoi

Il caso. Durante la spermiogenesi gli spermatidi vanno incontro ad una serie di modificazioni nucleari e citoplasmatiche, che porteranno poi alla formazione di spermatozoi maturi. A livello nucleare è importante la sostituzione proteine-protamine dei complessi istonici, ma non si sa con certezza se un difetto di questa transizione è associato ad aneuploidie (assetto cromosomico errato delle cellule).
Lo studio. È uno studio diagnostico pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility svolto in diversi laboratori universitari di andrologia negli Stati Uniti. Gli autori hanno altre pubblicazioni in questo campo in riviste del settore.
Quesito dello studio. Lo studio vuole investigare una eventuale correlazione tra transizione istonica e aneuploidie negli spermatozoi.
Metodi. Patients. 7 uomini con oligospermia lieve (concentrazione media spermatozoaria= 14.8 milioni).
Interventions. Sono stati fissati su vetrini 58793 spermatozoi (tra gli 8000 e i 10000 per paziente), colorati con blu di anilina per rilevare la transizione proteine-protamine, poi gli stessi sono stati decolorati con acido acetico e in seguito analizzati tramite FISH usando sonde per i cromosomi X, Y e 17, per rivelarne eventuali aneuploidie.
Comparisons. Gli spermatozoi sono stati suddivisi subito dopo colorazione con blu di anilina in 3 gruppi: uno con leggera colorazione (spermatozoi maturi, con proteine istoniche completamente sostituite da protamine), uno con colorazione intermedia (spermatozoi parzialmente immaturi) ed un altro con colorazione molto forte (spermatozoi severamente immaturi).
Outcomes. Sono state definite le proporzioni dei tre gruppi di spermatozoi e valutate, in seguito, le aneuploidie degli stessi.
Risultati. La percentuale di spermatozoi maturi, parzialmente e severamente immaturi è stata, in media, rispettivamente di 73.1%, 21.8% e 5.0%. L’analisi tramite FISH ha rilevato che la percentuale di aneuploidie dei cromosomi studiati era da 4 a 6 volte superiore (da 3.9 per disomia X a 6.1 per disomia XY) negli spermatozoi con colorazione intermedia (parzialmente immaturi) rispetto a quelli con colorazione leggera (maturi). Negli spermatozoi con colorazione forte non è stato trovato nessun segnale delle sonde per FISH.
Conclusioni. Questi risultati suggeriscono che l’arresto della maturazione negli spermatozoi non è ristretta ad un solo compartimento cellulare. Sono noti in letteratura altri studi che ricercano marcatori di immaturità in una componente spermatozoaria e questo lavoro dà un’altra prova della relazione tra vari parametri maturativi. Il fatto che negli spermatozoi severamente immaturi non si ritrovi il segnale delle sonde per FISH può essere spiegato con un’aumentata frammentazione del DNA dovuta ad un accumulo di radicali dell’ossigeno oppure ad una minore concentrazione di enzimi di riparo del DNA, fenomeni entrambi studiati in altri lavori. Gli step di decondensazione e denaturazione del DNA della FISH aggravano ulteriormente questi danni. Visti questi risultati, è probabile che in uomini che presentano arresto della maturazione degli spermatozoi sia sottostimata la percentuale di aneuploidie spermatozoarie.

lunedì 14 giugno 2010

Identificazione non invasiva della spermatogenesi in pazienti con azoospermia non ostruttiva

Il caso. L’azoospermia non ostruttiva, ossia l’assenza di spermatozoi nell’eiaculato dovuta ad un’alterazione della spermatogenesi, è una condizione che interessa circa il 10% degli uomini infertili. Alcuni di questi, però, hanno comunque un basso numero di spermatozoi nei testicoli che possono essere estratti chirurgicamente e usati per fecondazione in vitro, ma il modo fino ad oggi più sicuro per determinare se c’è spermatogenesi è la biopsia testicolare, sottoponendo a stress e traumi il paziente.
Lo studio. È uno studio diagnostico ex vivo pubblicato sulla rivista Human Reproduction e svolto nel Dipartimento di Urologia dell’Università di San Francisco.
Quesito dello studio. Lo studio vuole ricercare una nuova tecnica non invasiva per determinare la presenza di spermatogenesi nei pazienti azoospermici.
Metodi. Patients. 27 uomini che si sono sottoposti a biopsia testicolare per la valutazione diagnostica di azoospermia o per vasectomia.
Interventions. I tessuti bioptici sono stati analizzati istologicamente e in seguito è stata effettuata una spettroscopia a risonanza magnetica di idrogeno (1H-MRS) dei tessuti per valutarne differenze nel metabolismo.
Comparisons. I pazienti sono stati suddivisi in 3 gruppi dopo analisi istologica: 9 pazienti con spermatogenesi normale, 9 con arresto della maturazione (5 precoce e 4 tarda) e 9 con Sindrome a Sole Cellule del Sertoli (SCOS).
Outcomes. Paragone degli spettri di assorbimento di 19 diversi metaboliti per valutare differenze nelle varie condizioni di spermatogenesi.
Risultati. Di tutti i 19 metaboliti analizzati solo la fosfocolina e la taurina hanno presentato differenze significative ma solo tra i tessuti con spermatogenesi normale e quelli con SCOS, mentre quelli con arresto della maturazione presentavano valori intermedi. Inoltre, è stato visto che il pattern metabolico dei tessuti con arresto tardo della maturazione si avvicinava a quello proprio della spermatogenesi normale, indicando che fosfocolina e taurina possano essere marcatori del livello di spermatogenesi.
Conclusioni. I risultati di questo lavoro danno la base per l’allestimento di tecniche non invasive per valutare la spermatogenesi in pazienti affetti da azoospermia non ostruttiva, eliminando potenzialmente i disagi a cui vanno incontro questi pazienti dopo biopsie. Ulteriori studi sono necessari per la valutazione di questa tecnica in vivo, ma comunque si dimostra che può essere definita una specifica “firma metabolica” per almeno due diverse istologie testicolari (normale e SCOS).

giovedì 10 giugno 2010

TESE-ICSI come strategia per infertilità da microdelezioni del cromosoma Y

Il caso: tra le cause genetiche di infertilità maschile giocano un ruolo importante le microdelezioni del cromosoma Y presenti nel 6%-18% di uomini con azoospermia non ostruttiva o oligozoospermia.
Lo studio: è un case-report effettuato presso un ospedale universitario e pubblicato su Fertility and Sterility.
Quesito dello studio: scopo del lavoro è di descrivere il caso di un uomo con azoospermia dovuta a totale delezione della regione AZFc del cromosoma Y che si sottopone a recupero spermatico mediante microdissezione spermatica testicolare (microTESE) seguita da una iniezione spermatica intracitoplasmatica (ICSI) e di una gravidanza raggiunta con successo.
Metodi: Patient(s): un uomo di 38 anni affetto da azoospermia da completa delezione della regione AZFc del cromosoma Y. Intervention(s): microTESE per il recupero spermatico da tessuto testicolare effettuato lo stesso giorno dell’ICSI. Outcome(s): fertilizzazione e risultato della gravidanza.
Risultati:tre embrioni (su 6 ovociti iniettati) di buona qualità sono stati ottenuti mediante ICSI con spermatozoi testicolari (motili ma non progressivi) recuperati con microTESE e sono stati crioconservati. Dopo trasferimento degli embrioni scongelati è stata diagnosticata una gravidanza trigemina clinica mediante visualizzazione ecografica di 3 sacche gestionali e di 3 battiti fetali alla 7° settimana di gestazione. Nascita di 3 bambini (2 maschi e 1 femmina) dopo parto cesareo.
Conclusioni: è il primo lavoro che mostra una gravidanza raggiunta con successo in una coppia in cui l’uomo è azoospermico e portatore di una microdelezione del cromosoma Y nella regione AZFc. Questa delezione sembra non influenzare la prognosi del recupero spermatico mediante TESE, la fertilizzazione e il tasso di impianto embrionale. Tutti i nati sono risultati in buona salute, sebbene i 2 figli hanno ereditato la stessa anomalia del cromosoma Y.

giovedì 3 giugno 2010

Markers di successo in IVF/ICSI


Il caso: la valutazione e la selezione degli embrioni per il trasferimento uterino o la crioconservazione è essenzialmente basata sulla morfologia, mentre idealmente dovrebbe essere basata sulla integrità dei cromosomi.
Lo studio: è uno studio prospettico effettuato presso un centro di Riproduzione assistita e il dipartimento di ostetricia e ginecologia di un ospedale universitario dell’Ohio, pubblicato su Fertility and Sterility.
Quesito dello studio: scopo del lavoro è di verificare un'eventuale relazione fra i livelli delle specie reattive all’ossigeno (ROS, fattori ossidanti che causano danni cellulari) nei mezzi di coltura embrionali al 3° giorno dopo recupero ovocitario in cicli di fertilizzazione in vitro (IVF) o di iniezione spermatica intracitoplasmatica (ICSI) e la qualità embrionale al 3° o al 5° giorno e percentuale di gravidanza (PR) per pazienti che si sottopongono al trasferimento embrionale al 5° giorno.
Metodi: Patient(s): 92 pazienti (56 IVF e 36 ICSI) per 93 cicli di riproduzione assistita. Intervention(s): i livelli di ROS sono misurati in tutte le piastre di coltura embrionale mediante un metodo chemiluminescente. Comparison(s): lo studio compara i dati demografici fra le pazienti gravide e le non gravide; compara fra queste pazienti tutti i risultati del ciclo (unità di farmaci usati nella stimolazione controllata, estrogeni al 3° giorno, numero di follicoli maturi, numero di ovociti recuperati, grado di fertilizzazione, grado di blastocisti e numero di embrioni trasferiti); correlazione fra ROS e risultati del ciclo e gravidanza clinica. Main Outcome(s): qualità embrionale al 3° e 5° giorno e percentuale di gravidanza.
Risultati:1) non sono riscontrate differenze nei parametri demografici fra le gravide e le non gravide. 2) fra i due gruppi non sono state riscontrate differenze nei risultati del ciclo. 3) i livelli di ROS sono significativamente più bassi nei cicli con gravidanza clinica rispetto ai cicli senza gravidanza clinica.
Conclusioni: aumentati livelli di ROS nei mezzi di coltura embrionali possono avere effetti negativi sui parametri embrionali di sviluppo in vitro, come anche sulle percentuali di gravidanza clinica sia per convenzionale IVF che per ICSI. Un basso tempo di coincubazione dei gameti in IVF come anche l’aggiunta di antiossidanti nei mezzi di coltura, come già visto in sperimentazioni con animali, potrebbero essere applicati clinicamente per migliorare i risultati della riproduzione assistita.

Il successo dell’ICSI in casi di azoospermia ostruttiva.

1.Il caso: L’ azoospermia ostruttiva (OA) è determinata dall’assenza o dall’ostruzione delle vie seminali. Gli individui che soffrono di assenza congenita dei vasi deferenti e quelli che presentano fallimenti nella ricostruzione chirurgica, hanno come unica possibilità di ottenere una gravidanza l’ICSI con recupero chirurgico degli spermatozoi dal testicolo (PESA) o dall’epididimo (MESA).
È presente, però, in letteratura un quadro piuttosto discordante sulla fonte di spermatozoi (testicolari o epididimali) e il successo dell’ICSI in casi di OA. Alcuni lavori riportano un’alta incidenza di danni al DNA e di aborti quando sono usati spermatozoi testicolari, suggerendo che i gameti maschili possano influenzare la capacità di sviluppo embrionale. In altri studi è, invece, riportata un’alta percentuale di fallimento dello sviluppo embrionale dopo ICSI con spermatozoi epididimali rispetto a quella con spermatozoi testicolari.
2. Lo studio: è un case-control, pubblicato su Fertility and Sterility e nato dalla collaborazione di quattro centri accademici di diversi stati. Il primo autore ha diverse pubblicazioni anche su riviste come Fertility e Human Repr.
3. Quesito del lavoro: analizzare il successo dell’ICSI in relazione al sito di recupero spermatico (testicolo o epididimo) e alla causa di azoospermia ostruttiva ,in pazienti con normale spermatogenesi.
4. Importanza dello studio: è uno studio che analizza più di 1,100 cicli di ICSI. La più recente pubblicazione, presente in letteratura, riporta 171 cicli di ICSI per pazienti con OA.
5. Metodi: patient(s): 1,121 uomini con OA che sono stati sottoposti a recupero chirurgico degli spermatozoi per ICSI nel periodo compreso tra 1994-2006. E’ stato fatto un esame preliminare consistente nella valutazione del volume testicolare e nell’analisi ormonale (FSH,LH, T). L’azoospermia è stata diagnosticata dall’assenza di spermatozoi dopo centrifugazione (2000 g per 10’). Età media: 39 anni. Intervention(s): i pazienti sono stati raggruppati a seconda dell’origine degli spermatozoi in: epididimali (n=331) o testicolari (n=790). Essi sono stati classificati ulteriormente in due sottogruppi in relazione alle cause di ostruzione: assenza congenita dei vasi deferenti (CBAVD, n=434), e altre cause di ostruzione (n=687). Outcome(s): percentuale di fecondazione, gravidanza clinica e aborti spontanei.
6. Risultati: su 1,121 pazienti che si sono sottoposti a ICSI,sono stati fatti 790 cicli con spermatozoi testicolari e 331 con spermatozoi epididimali.
Considerando l’origine spermatica, nei due gruppi non ci sono differenze significative nella percentuale di fecondazione (68% per spermatozoi testicolari e 64% per quelli epididimali), percentuale di impianto (19.93% spermatozoi testicolari e 20.77% spermatozoi epididimali), percentuale di gravidanza clinica/ciclo (43%spermatozoi testicolari e 42% spermatozoi epididimali), percentule di aborto intorno al 20% per entrambi. Percentuale di fecondazione, di gravidanza clinica e di aborto sono simili anche nei pazienti con CBAVD e in quelli con altre cause di ostruzione.
Conclusioni: La fonte di spermatozoi usati per ICSI in casi di azoospermia ostruttiva e la causa dell’ostruzione non influenzano in termini di percentuale di fecondazione, gravidanza e aborto.

giovedì 27 maggio 2010

Morfologia di gameti ed embrioni ed età femminile

1. Il caso: E’ noto che l’età femminile sia uno dei principali fattori che influenza il successo delle tecniche di Fecondazione Assistita. L’età cronologica non sempre si correla con l’età biologica.
2. Lo studio: E’ uno studio retrospettivo pubblicato su RBM Online e condotto su quasi 5000 coppie sottoposte al loro primo ciclo di Fecondazione Assistita.
3. Quesito dello studio: Lo studio si propone di determinare se le normali classificazioni morfologiche che vengono fatte in laboratorio per i gameti e gli embrioni riflettono l’impatto che l’età femminile ha sulla qualità degli stessi.
4. Metodi: Patient(s): 4587 coppie subfertili sottoposte al primo ciclo di Fecondazione Assistita. Intervention(s): indagine su 43000 ovociti e 27000 embrioni. Comparison(s): lo studio valuta il recupero ovocitario, la maturità ovocitaria, l’aspetto morfologico di ovociti ed embrioni, il tasso di fertilizzazione, impianto, gravidanza e nascita ed il tasso di aborti. Outcome(s): l’azione che l’età femminile esercita sui parametri sotto indagine.
5. Risultati: l’età avanzata femminile risulta essere associata a:
a) Minor recupero ovocitario;
b) Minor numero di embrioni adatti alla crioconservazione;
c) Ridotti tassi di gravidanza, impianto e nascite;
d) Aumentati tassi di aborti.
NON si osserva invece una correlazione tra l’età femminile e:
a) Tasso di fertilizzazione;
b) Qualità morfologica ovocitaria ed embrionaria.
6. Conclusioni: I normali criteri di classificazione morfologica degli ovociti e degli embrioni nei laboratori di Fecondazione Assistita non sono influenzati dall’età femminile. Questo dato sottolinea ancora una volta che la qualità morfologica dei gameti e degli embrioni non evidenzia la loro capacità di impianto e gravidanza.

Modulazione dell’azione chemio-attraente spermatica del progesterone da parte della proteina CBG.

1. Il caso: il progesterone è il principale ormone steroideo secreto dalle cellule del cumulo che circondano l’ovocita. Esso forma un graduale gradiente, che va dal centro verso la periferia cellulare, coinvolto nell’attrazione degli spermatozoi verso il sito di fecondazione.
Anche se è stata caratterizzata la risposta chemio-tattica degli spermatozoi verso il progesterone libero, esso nell’organismo è trasportato da una proteina, globulina che lega i corticosteroidi (CBG), anch’essa sintetizzata dalle cellule del cumulo.
2. Lo studio: è uno studio sperimentale “in vitro”, multicentrico e condotto in ambiente accademico.È stato pubblicato su Fertility and Sterility.
3. Quesito dello studio: lo studio si propone di valutare se anche la proteina CBG partecipa alla risposta chemio -attrattiva spermatica.
4. Metodi: è stato fatto una saggio chemio- tattico con spermatozoi prima capacitati e poi esposti a progesterone, CBG, o una soluzione di CBG+P. L’esperimento è stato fatto in una camera di chemiotassi che consiste di due pozzetti separati da una parete di 2 mm, uno contenente terreno con o senza attraenti e l’atro con gli spermatozoi. Una volta coperta la camera con il copri- oggetto, tra i due pozzetti e la parete di separazione si forma una sorta di passaggio per gli spermatozoi che si muovono secondo il gradiente attrattivo. Dopo quindici minuti si valuta la percentuale degli spermatozoi chemio-attratti.
5. Risultati: quando gli spermatozoi capacitati sono esposti a un gradiente di progesterone , è osservata una significativa chemiotassi. Quando si valuta il potenziale chemiotattico di solo CBG, non è osservata attività chemio-tattica. Mentre c’è una significativa risposta chemio- tattica quando gli spermatozoi umani sono esposti a una soluzione di CBG+P.
6. Conclusioni: si potrebbe ipotizzare un modello a due-step per la chemiotassi spermatica verso il sito di fecondazione. A concentrazioni basse, interverrebbe solo il progesterone libero, si legherebbe ai recettori, presenti sugli spermatozoi, aiutandoli a trovare il complesso cumulo-ovocita. A più alte concentrazioni, comparirebbe il gradiente generato da CBG + progesterone, che guiderebbe gli spermatozoi attraverso la massa del cumulo per avvicinarli alla superficie dell’ovocita.

Conoscenza della fertilità in giovane donne con cancro al seno

Il caso: giovani donne diagnosticate per il cancro al seno devono prendere importanti decisioni riguardanti le terapie del cancro, la conservazione della fertilità e sulle tecnologie di riproduzione assistita in breve tempo. Sfortunatamente molte di queste giovani donne dichiarano di non ricevere molte informazioni sugli effetti delle terapie sulla fertilità.
Quesito dello studio: lo scopo di questo studio, pubblicato su Fertility and Sterility, è di determinare le conoscenze di giovani donne che hanno terminato terapie per il cancro al seno o che devono cominciare il trattamento sugli effetti delle terapie sulla fertilità e preservazione della stessa.
Metodi: è stato sottoposto un questionario su n=106 donne provenienti da 8 paesi (Australia, Canada, India, Sud Africa, Stati Uniti, Regno Unito, Taiwan e Olanda ) con età fra il 25 e i 45 anni. L’ 88,1 % delle donne avevano una buona educazione e conoscenza di internet. Il 38,3% stavano in corso di trattamento mentre il 47,7% l’avevano completato. Sono stati raccolti dati anche riguardo alle varie terapie alle quali erano sottoposte. Il questionario prevede la conoscenza sul sistema riproduttivo femminile, sulla fertilità in generale, sulla infertilità collegata al trattamento per il cancro e sulla preservazione della fertilità.
Risultati:molte di queste donne risultarono avere poche conoscenze su questi argomenti. La maggior parte avevano informazioni molto limitate sugli effetti del cancro al seno, della chemioterapia, della terapia ormonale e della radioterapia sulla fertilità. Atre mostravano poca conoscenza sulle tecnologie di riproduzione assistita. Le partecipanti che erano ignare della preservazione della fertilità, non sapevano se la funzione ovarica era compromessa.
Conclusioni: le donne oggetto di questo studio hanno limitate conoscenze sull’argomento nonostante abbiano una buona educazione, buone entrate familiari e accesso ad internet.
Senza queste informazioni le giovani donne con il cancro al seno non sono capaci di esplorare tutte le opzioni di trattamento e di partecipare alle decisioni.

giovedì 20 maggio 2010

L’espressione genica degli ovociti maturi in relazione all’età.

1. Caso : la capacità riproduttiva delle donne diminuisce con l’avanzare dell’età, non solo perché si riduce la riserva ovarica ossia il numero di follicoli ma anche perché diminuisce la qualità ovocitaria.
2. Lo studio : è stato pubblicato sull’ importante rivista Hum Reprod e condotto in un centro ospedialiero universitario della Danimarca. È uno studio sperimentale “in vitro”.
3. Quesito dello studio: determinare l’effetto dell’età sull’espressione genica ovocitaria.
4. Metodi: patients: sono state reclutate pazienti che si sono rivolte a IVF/ICSI e suddivise in due gruppi , il gruppo più giovane con donne di meno 36 anni e il gruppo più anziano che include donne tra i 37 e i 39 anni. Interventions: analisi dell’espressione genetica con microarray su 10 ovociti maturi (MII) delle pazienti giovani e 5 ovociti MII delle pazienti più anziane. Comparison: confronto a livello genico degli ovociti maturi delle donne con un’avanzata età riproduttiva con quelli delle giovani pazienti
5. Risultati:sono stati identificati 7470 geni negli ovociti in MII. Di questi ,342 geni presentano un livello differente di espressione genica tra i due gruppi di età. Questi geni sono coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare, allineamento dei cromosomi, separazione dei cromatidi fratelli, stress ossidativo e ubiquitinazione.
6. Conclusioni: c’è una sostanziale differenza tra gli ovociti più giovani e quelli più vecchi nel livello di espressione di geni coinvolti in centrali funzioni biologiche e questo protrebbe essere correlato alla diminuzione della fertilità all’avanzare dell’età.

Danno al DNA spermatico nella riproduzione assistita: significato clinico

Il caso: sebbene ci siano molte evidenze che associano il danno al DNA spermatico a bassi risultati delle tecniche di riproduzione assistita, i test non sono mai stati inseriti nella pratica clinica. Può essere usato il danno al DNA spermatico come marker di infertilità?
Lo studio: è uno studio longitudinale, in particolar modo è uno studio osservazionale di coorte, condotto in ambiente accademico e pubblicato su Human Reproduction.
Quesito dello studio: lo scopo di questo studio è di determinare l’utilità della frammentazione del DNA (DF), includendo anche le modificazioni delle basi (MD), modificazioni di singoli costituenti del DNA, per predire i risultati di trattamenti di riproduzione assistita.
Metodi: sono state effettuate n=230 fertilizzazioni in vitro (IVF), età media 37.2±0.3, e n=130 intracytoplasmic sperm injection (ICSI), età media 37.0±0.5. E’ stata calcolata la frammentazione del DNA spermatico, in presenza e in assenza del MD test aggiuntivo, nelle 360 coppie con una tecnica chiamata Comet assay. La quantità di DNA danneggiato è stata comparata al grado di fertilizzazione, al valore cumulativo degli embrioni, agli embrioni trasferiti, alla gravidanza clinica e alla perdita spontanea di gravidanza.
Risultati:in IVF la percentuale di fertilizzazione e il numero di embrioni diminuivano all’aumentare della DF e nelle coppie con fallimento di gravidanza clinica il DF era più alto. Quando viene aggiunto il test MD, il valore del danno totale al DNA era più alto. In ICSI la percentuale di fertilizzazione, il valore cumulativo degli embrioni o la gravidanza clinica non erano associati alla quantità di danno genetico, però includendo il test MB il danno al DNA era più grande nelle coppie che non avevano gravidanze cliniche.
Conclusioni: la frammentazione può predire il risultato di riproduzione assistita solo per IVF. In presenza anche di MB il test diventa più sensibile e si ha una correlazione negativa fra DF e gravidanza clinica sia per ICSI che per IVF.

giovedì 13 maggio 2010

Uomini con lesioni spinali presentano spermatozoi con danni funzionali che interferiscono con la loro capacità di legare l’ovocita.

Più del 90% degli uomini con lesioni al midollo spinale (SCI) è infertile ma si conoscono poco i motivi.
In letteratura è riportato che la maggior parte dei casi di infertilità negli uomini con SCI è associata ad anormali parametri seminali, quali bassa motilità spermatica e bassa vitalità.
In un lavoro pubblicato su Fertil Steril. valutano due importanti aspetti degli spermatozoi di uomini con SCI, la misura dell’attività dell’acrosina e quella del legame all’acido ialuronico (HA), e li confrontano con quelli di pazienti normali.

L’acrosina è un’enzima che viene rilasciato dall’acrosoma ed è coinvolto nella digestione della zona pellucida (ZP) che circonda l’ovocita.
Per quanto rigurda l’acido ialuronico, è il principale componente della matrice extracellualre che circonda le cellule del cumulo . L’interazione degli spermatozoi con l’acido ialuronico costituirebbe una selezione naturale per gli spermatozoi maturi durante il normale concepimento.

I pazienti con SCI analizzati, sono in condizioni generali di buona salute e hanno subito il danno spinale un anno prima dell’inizio dello studio. Il seme è stato ottenuto tramite stimolazione vibro-penile o elettrostimolazione.Oltre al seme dei pazienti SCI è stato utilizzato come controllo quello di uomini senza danni spinali, normozoospermici e privi di storia di infertilità. In questo caso il liquido seminale è stato ottenuto per masturabzione dopo 3-5 giorni di astinenza ed analizzato secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO, 1999).

Per quanto riguarda la misura dell’attività dell’acrosina sono stati utilizzati 8 pazienti SCI e 10 controlli. È stato utilizzato un metodo fotometrico cioè è stata determiata l’acrosina totale presente negli spermatozoi in relazione all’attività di una quantità nota di proteasi.
Per valutare il legame a HA, invece, sono stati analizzati i campioni di 13 apzienti SCI e 13 controlli. Una goccia di liquido seminale è stata depositata su un vetrino ricoperto con HA e dopo 10 ‘ è stato saggiato il numero di spermatozoi motili legati e quelli dei non legati e calcolata la percentuale di spermatozoi motili legati a HA.

Dall’analisi dei risultati si osserva che la concentrazione spermatica nel controllo e nei SCI è simile, ma la motilità è significativamente inferiore nei pazienti SCI , dati concordi con quelli della letteratura . La quantità di acrosina è minore nei pazienti SCI rispetto al controllo come anche il legame all’ HA è più basso.

Questo studio indica che gli spermatozoi di uomini con SCI potrebbero avere danni funzionali che possono interferire con la loro capacità di legare l’ovocita. Il meccanismo che determina queste disfunzioni non è ben noto. Sono state ipotizzate due spiegazioni, una potrebbe essere l’alterata produzione e maturazione degli spermatozoi, l’altra una permanenza eccessiva del seme nel tratto riproduttivo maschile o a effetti tossici del plasma seminale sugli spermatozoi, entrambi potrebbero influenzare l’integrità della membrana acrosomiale.

Aumento del tasso di gravidanza con una nuova semplice metodica di transfer embrionario

1. Il caso: Si stima che circa il 30% degli insuccessi della Fecondazione Extracorporea siano da ricondurre ad una scarsa accuratezza nella tecnica del Transfer Embrionario (ET). Tra le principali cause di insuccesso, l’espulsione dall’utero dell’embrione subito dopo il transfer. La ricerca di metodiche maggiormente efficaci è di estrema attualità.
2. Lo studio: E’ uno studio randomizzato, condotto in ambiente accademico e pubblicato su Fertility and Sterility. Il lavoro mette a confronto la metodica classica di ET (controllo) ed una nuova metodica di ET in cui, dopo il trasferimento embrionario, vengono rilasciati 0,2 mL di aria nel catetere. Un totale di 110 coppie sono incluse nello studio.
3. Quesito dello studio: Lo studio si propone di valutare l’efficacia in termini di gravidanza di una nuova metodica di ET.
4. Metodi: patient(s): 110 coppie inserite in maniera casuale in due gruppi. Intervention(s): Stimolazione ovarica secondo protocollo “lungo”+ FSH ed LH. Comparison(s): ET standard (gruppo A) o ET standard+ rilascio di 0,2 mL di aria nel catetere (gruppo B). Outcome(s): sono stati confrontati i tassi di impianto e gravidanza clinica ottenuti nei due gruppi.
5. Risultati: il gruppo B ha un tasso di impianto e di gravidanza clinica statisticamente superiore al gruppo A (19,5% contro 7% e 40% contro 16,4% rispettivamente).
6. Conclusioni: Secondo questo studio il rilascio di 0,2 mL di aria nel catetere subito dopo il transfer embrionario sembra aumentare i tassi di impianto e gravidanza clinica. Gli autori suggerisco che questo successo sia da attribuire ad una pressione positiva esercitata dall’aria che impedirebbe l’espulsione dell’embrione dall’utero. Questa metodica, se confermata efficace da ulteriori studi, è semplice, non invasiva e facilmente riproducibile nei laboratori di Fecondazione Assistita.

Cancro al seno e mantenimento della fertilità: strategia

La preservazione della fertilità è l’interesse principale per pazienti che devono essere sottoposte a chemioterapia o a radioterapia pelvica per cancro.
In situazioni in cui le pazienti hanno il tempo di sottoporsi a stimolazione ovarica, la massimizzazione del numero di ovociti recuperati o di embrioni crioconservati è importante dal momento che queste pazienti non hanno una chance per una seconda stimolazione. In cicli di fertilizzazione in vitro (IVF) circa il 12-20% degli ovociti recuperati sono immaturi e normalmente non vengono usati.

In un lavoro pubblicato su una buona rivista di medicina della riproduzione, RBMonline, viene determinato se una maturazione in vitro (IVM) di ovociti prelevati aumenta il rendimento degli ovociti o degli embrioni in un ciclo di IVF effettuato per preservare la fertilità in pazienti con cancro al seno.

Sono state reclutate 32 pazienti (età media 34.7±0.7) che sono state sottoposte a IVF prima di chemioterapia. I criteri di ammissione sono stati: presenza di entrambe le ovaie, cicli mestruali regolari e normali livelli basali di FSH, LH ed estradiolo.

Dei 464 ovociti recuperati, 274 erano maturi e 174 erano immaturi, i rimanenti erano degenerati. Tutti gli ovociti immaturi sono stati messi in un mezzo per la IVM e il 72% di questi sono risultati maturati. Di tutti gli ovociti maturi sottoposti a iniezione spermatica intracitoplasmatica (ICSI) il 73% risulta fertilizzato, mentre di tutti gli oociti maturati in vitro è risultato fertilizzato l’86%.

Questo lavoro dimostra che gli ovociti immaturi ottenuti durante cicli di crioconservazione non devono essere buttati e che l’IVM è un utile strategia per migliorare il recupero degli ovociti maturi per preservare la fertilità di pazienti malati di cancro che si sottopongono a terapia chemioterapica.

Variabilità intrapersonale del liquido seminale in uomini subfertili

1. Il caso: La variabilità dei parametri del liquido seminale di un individuo è un fenomeno conosciuto; tuttavia la maggior parte degli studi include uomini sani, mentre sono ancora scarse le indagini sulla variabilità del liquido seminale di uomini infertili. Questa informazione è di grande importanza per i laboratori di Fecondazione Assistita per poter definire con chiarezza il valore informativo che la richiesta di una seconda o terza indagine sul liquido seminale ha per la gestione della coppia infertile.
2. Lo studio: E’ uno studio retrospettivo, condotto in due Università olandesi e pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility. Il lavoro calcola il coefficiente di variazione per 5 parametri seminali tra due raccolte di liquido seminale di uno stesso paziente. Un totale di 5240 uomini subfertili sono inclusi nello studio. È lo studio con più alta casistica sull’argomento ed è condotto da un gruppo con elevata produzione scientifica.
3. Quesito dello studio: Lo studio si propone di determinare il grado di variabilità intrapersonale del liquido seminale di uomini subfertili, in modo da definire con chiarezza la necessità o meno di richiedere una ripetizione dello spermiogramma in coppie infertili.
4. Metodi: Patient(s): 5240 uomini subfertili sottoposti a due analisi del liquido seminale. Intervention(s): Analisi del liquido seminale secondo il WHO. Comparison(s): il volume, la concentrazione, la motilità (A+B), la morfologia e il numero totale di spermatozoi motili (TMC) delle due analisi di liquido seminale di ogni paziente sono stati confrontati. Outcome(s): il grado di variabilità dei parametri sotto studio di uno stesso individuo.
5. Risultati: a) Esiste una alta variabilità che va dal 28% al 34% a seconda del parametro sotto indagine.
b) Tutti i parametri seminali indagati tranne la morfologia sono influenzati significativamente dalla durata di astinenza.
6. Conclusioni: Dallo studio emerge una alta variabilità intrapersonale dei principali parametri del liquido seminale nei pazienti subfertili. Questa variabilità risulta legata ad alterazioni intrapersonali per tutti i parametri tranne che per la concentrazione, la cui valutazione anche su un singolo campione di liquido seminale offre buona affidabilità. Per quanto riguarda invece morfologia, motilità e volume, una singola valutazione del liquido seminale di un uomo infertile non risulta affidabile. Se da un lato questi risultati ci spingono alla richiesta di almeno due indagini sul liquido seminale per paziente, dall’altro non ci offrono alcuna informazione circa le deduzioni cliniche che devono derivare dall’osservazione di due spermiogrammi con alta variabilità tra i valori.

giovedì 6 maggio 2010

La maturazione in vitro di ovociti umani è influenzata dal mezzo di coltura

La maturazione in vitro di ovociti umani può essere deleteria per la formazione del fuso meiotico e per l’allineamento dei cromosomi e può essere profondamente influenzata dalle condizioni di coltura.
In uno studio pubblicato su Reprod Biomed Online.è stata confrontata la presenza del fuso meiotico e la percentuale di maturazione di ovociti immaturi (stadio di vescicola germinale) coltivati in due mezzi di coltura diversi, perché uno supplementato con FSH, hCG e beta-estradiolo.
Un aumento significativo della percentuale di maturazione (69.7%) è stato osservato dopo 24h nel mezzo con aggiunte rispetto al mezzo semplice (56%).
Le proporzioni di ovociti maturi (metafase II) con presenza di fuso meiotico e anomala morfologia del fuso sono simili nei due mezzi.
L’aggiunta di ormoni ai mezzi di coltura potrebbe aumentare la percentuale di maturazione in vitro ma non necessariamente indicare la presenza di fuso meiotico normale e corretto allineamento dei cromosomi.

martedì 4 maggio 2010

Qual è il miglior protocollo di sincronizzazione dell'ovulazione con l'inseminazione intrauterina?

Alla base dell'inseminazione intrauterina (IUI) risiede la sincronizzazione dell'ovulazione femminile con l'arrivo nelle tube degli spermatozoi.

Sulla rivista Cochrane Database of Systematic Reviews è stato appena pubblicato uno studio con lo scopo di valutare l'efficacia di diversi metodi di sincronizzazione dell'ovulazione con la IUI su ciclo naturale o stimolato.

Lo studio ha paragonato diversi approcci per valutare quale ha i migliori tassi di gravidanza e di nati vivi:

a) somministrazione di hCG urinario;
b) somministrazione di hCG ricombinante;
c) dosaggio sierico o urinario di LH;
d) somministrazione di agonista del GnRH;
e) IUI dopo 32-34 ore dall'hCG;
f) IUI dopo 38-40 ore dall'hCG.

Nessun approccio si è rivelato superiore agli altri
.

Primo caso di gravidanza spontanea dopo autotrapianto di tessuto ovarico in una paziente con anemia falciforme

Le donne che si devono sottoporre a cure con radio o chemioterapici per patologie neoplastiche o altre condizioni, come il trapianto di midollo osseo, rischiano una compomissione permanente della loro attività ovarica.

Recenti approcci per preservare la fertilità femminile comprendono la crioconservazione di porzioni ovariche prima dell'inizio dei trattamenti radio o chemioterapici. Tali porzioni vengono poi reimpiantate nella donna alla fine del trattamento farmacologico.

In un articolo pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility viene descritto il primo caso di gravidanza ottenuta spontaneamente in una paziente con anemia falciforme sottoposta in precedenza a terapie tossiche per le ovaie.

Il risultato dimostra che la metodica di crioconservazione del tessuto ovarico può preservare la fertilità naturale di una donna altrimenti destinata a sterilità iatrogena ed apre nuove prospettive anche per le condizioni non neoplastiche in cui la fertilità può ugualmente essere compromessa.

lunedì 3 maggio 2010

Predittori di risposta ovarica e nati vivi: inibina-B e conta follicolare

Possono essere utili predittori di risposta ovarica e di nati vivi la misura dell’ormone inibina-B, al quinto giorno di stimolazione, e la conta dei follicoli antrali basale (AFC) in un ciclo di riproduzione assistita?
In un lavoro pubblicato recentemente su Fertility and Sterility, 98 donne infertili, in preparazione per un ciclo di fertilizzazione in vitro mediante iniezione intracitoplasmatica (IVF-ICSI), sono state sottoposte a stimolazione ovarica con gonadotropine precedute da soppressione ipofisaria (protocollo lungo di stimolazione).
Gli autori mostrano che AFC basale e la concentrazione sierica di inibina-B al 5° giorno hanno simili effetti nel predire la risposta ovarica in cicli di riproduzione assistita , ma l’inibina-B risulta essere il miglior parametro predittivo di nati vivi.

domenica 2 maggio 2010

Effetto dell’endometriosi sull’espressione proteica nel fluido follicolare

L’endometriosi si verifica in circa il 10% di donne nell’età riproduttiva e con continui studi clinici si sta cercando di individuarne i fattori che determinano una sua associazione con l’infertilità.
In questo lavoro pubblicato su Hum Reprod. sono state valutate l’espressione e la quantità di proteine presenti in campioni di fluido follicolare (FF) di donne con endometriosi e donne in gravidanza senza endometriosi.
Le donne sono state sottoposte a una stimolazione ovarica controllata per la fecondazione in vitro e il FF è stato recuperato attraverso aspirazione ovarica eco -guidata.
Dall’analisi proteica sono state identificate circa 416 proteine, 62 delle quali sono espresse in modo differente nei due gruppi di donne.
Queste proteine potrebbero essere correlate alla fisiopatologia dell’endometriosi ed essere usate per determinare potenziali biomarkers nella diagnosi e nella terapia dell’infertilità in donne con endometriosi.

venerdì 30 aprile 2010

La dieta mediterranea nella riproduzione assistita

Può l’alimentazione preconcezionale influenzare i risultati delle fecondazioni in “provetta” (IVF/ICSI)? In un lavoro pubblicato negli ultimi mesi su Fertility and Sterility sono state studiate in 161 coppie che si sottoponevano a cicli di fecondazione assistita le associazioni fra la gravidanza e due tipi di dieta: una prima caratterizzata da alta assunzione di frutta, vegetali, pesce e grano intero e bassa assunzione di carne e maionese; la seconda dieta, definita “Mediterranea” caratterizzata da alto consumo di oli vegetali, verdure, pesce e legumi. Gli autori affermano che una dieta “Mediterranea” nelle donne che ricorrono ad una delle tecnologie di riproduzione assistita aumenta la probabilità di ottenere una gravidanza.

giovedì 29 aprile 2010

La qualità del seme di uomini fertili in relazione allo stress psico-sociale.

Eventi stressanti che accadono nel corso della vita possono essere associati a una diminuita qualità spermatica negli uomini fertili.
In uno studio pubblicato su Fertil Steril. hanno esaminato l’associazione tra eventi stressanti e parametri seminali.
Sono stati analizzati come parametri seminali : la concentrazione spermatica, la motilità e la morfologia di 744 uomini fertili.
Gli uomini che hanno avuto più di due eventi stressanti nella loro vita presentano una più bassa concentrazione spermatica e percentuale di spermatozoi motili mentre la percentuale di forme normali è meno influenzata.
Lo stress psico-sociale potrebbe essere un fattore modificabile di sviluppo dell’infertilità idiopatica.

martedì 27 aprile 2010

Bassa risposta ovarica: IUI o fecondazione in "provetta"?

Le pazienti sottoposte a trattamento ormonale per poter cominciare un ciclo di riproduzione assistita in vitro che mostrano un’attenuata risposta ovarica alla terapia possono decidere di procedere al prelievo ovocitario o convertire verso una inseminazione intrauterina (IUI).
In un lavoro pubblicato recentemente su Fertility and Sterility sono state valutate le percentuali di gravidanze cliniche e di nati vivi in 269 donne che mostravano bassa risposta ovarica alla stimolazione con gonadotropine (follicoli ≤4 e ≤14mm) che si sono indirizzate verso una IUI e 167 donne che hanno proseguito, nonostante la risposta bassa al trattamento, al recupero ovocitario.
Le donne con bassa risposta ovarica che si sottopongono a tecnologie di riproduzione in vitro mostrano una più alta percentuale di gravidanza clinica e di bambini nati vivi rispetto alle donne che convertono i cicli a IUI.

domenica 25 aprile 2010

Uso degli antiossidanti orali e infertilità maschile

La terapia con antiossidanti per il trattamento dell’infertilità maschile è in uso già da diverso tempo anche se non sono ancora chiare le evidenze base per la pratica. In un lavoro, pubblicato su RBM Online sono stati analizzati insieme 17 diversi lavori già pubblicati sugli effetti degli antiossidanti come vitamina C ed E, zinco, selenio, acido folico, carnitina e carotenoidi, sia sulla qualità spermatica che sulla percentuale di gravidanza in uomini infertili.

Per questo tipo di analisi sono stati selezionati i lavori più rilevanti fino a maggio del 2009 raggiungendo così un totale di 1665 uomini che differivano per popolazione, tipo, dosaggio e durata di antiossidante usato.

Nonostante la variabilità della metodologia e dello stato clinico dei pazienti, l’82% degli studi mostrano significativo miglioramento dopo la terapia sia per la qualità spermatica che per la percentuale di gravidanza.

Il transfer di sostanze secrete dagli embrioni prima del transfer embrionale non aumenta i tassi di gravidanza

Il meccanismo di comunicazione tra l'embrione e la parte interna dell'utero (endometrio) non è ben conosciuto. Si crede, tuttavia, che l'embrione, durante i cinque giorni di passaggio all'interno della tuba, secerna delle sostanze che stimolano l'endometrio per il successivo impianto.

Nello studio randomizzato proposto su Fertility and Sterility gli autori hanno voluto capire se il trasferimento in utero delle sostanze prodotte normalmente in vitro dagli embrioni in coltura prima del transfer, potessero migliorare il tasso di gravidanza.

Sono stati confrontati due gruppi:

1) trasferimento in utero al giorno 2 delle sostanze prodotte in coltura dagli embrioni e trasferimento al giorno 3 degli embrioni;
2) trasferimento al giorno 3 degli embrioni.

I risultati dimostrano che non c'è differenza tra i due gruppi in termini di gravidanze ottenute.

sabato 24 aprile 2010

Fertilità ed età femminile: cosa ne sanno le donne?

L'età femminile è tra i fattori principalmente connessi alla fertilità. La diminuzione della fertilità femminile inizia dopo i 30 anni, con una accelerazione del fenomeno dopo i 35 ed una possibilità di concepimento vicina allo 0% a 45 anni.

360 donne (età media 21,2 anni) sono state reclutate per uno studio presso l'Università di Vancouver per testare il loro grado di conoscenza circa l'influenza dell'età sulla fertilità naturale ed i tassi di aborto.

I risultati, appena apparsi sulla rivista Fertility and Sterility, dimostrano chiaramente che seppure le donne associno l'aumento dell'età con una diminuzione della fertilità, poche sono realmente coscienti dell'importanza che l'età femminile ha per il concepimento.
Poche donne, inoltre, sono consapevoli che l'aborto spontaneo sia connesso all'età materna.

Dai risultati di questo lavoro risulta quindi necessario sensibilizzare la popolazione su questa tematica.

L’associazione tra leucociti e qualità spermatica è concentrazione- dipendente.

L’associazione tra leucociti seminali e qualità del seme è ancora un argomento di dibattito in letteratura. È possibile che i leucociti abbiano un duplice effetto sui parametri seminali, in relazione alla loro concentrazione.

In un lavoro pubblicato su Reprod Biol Endocrinol .hanno analizzato la morfologia e motilità degli spermatozoi di uomini infertili in relazione ai livelli di leucociti presenti nel seme.

La percentuale di spermatozoi con morfologia normale aumenta in modo significativo passando da una assenza di leucociti fino a una concentrazione di 1milione/ml ma diminuisce quando i livelli sono più di un milione. Anche la motilità progressiva si comporta in modo simile alla morfologia.

I leucociti hanno, quindi, un effetto positivo sulla morfologia e sulla motilità progressiva in campioni di seme con una loro concentrazione compresa tra 0-1 milione/ml. L’effetto esercitato dai leucociti diventa negativo quando questi superano il milione/ml, condizione definita come leucospermia, che ha un’incidenza del 10-20% nella popolazione generale ed è specialmente comune negli uomini infertili.

martedì 20 aprile 2010

Le dimensioni della testa spermatica dipendono dal metodo di colorazione usato.

La valutazione della morfologia degli spermatozoi è effettuata durante l’analisi del liquido seminale per determinare la qualità del campione e dipende molto dal tipo di colorazione usata.

Generalmente durante la colorazione degli spermatozoi , si possono determinare dei cambiamenti nelle dimensioni degli spermatozoi, probabilmente perché i coloranti usati non sono iso-osmotici rispetto al liquido seminale.
In un lavoro pubblicato su Hum Reprod., hanno, quindi, confrontato l’effetto di tre tecniche di colorazione, Papanicolau (PAP), Rapiddiff (RD) e SpermBlue (SB) , sulle dimensioni della testa spermatica e confrontate con quelle di spermatozoi freschi.

RD causa un rigonfiamento della testa spermatica, PAP causa un loro restringimento e SB non ha avuto effetti significativi sulla dimensione della testa dello spermatozoo se confrontata con gli spermatozoi nel liquido seminale fresco.

In conclusione gli spermatozoi colorati con il metodo SB dovrebbe avere dimensioni il più vicino possibile a quelle degli spermatozoi nel seme fresco. Questa metodica dovrebbe essere preferita alle altre, nonostante siano tutte raccomandate dal manuale del World Health Organization (WHO).

Cellule epiteliali dell'endometrio non rispondono all'analogo del GnRH con cambiamenti di espressione genica

Le terapie ormonali di preparazione per la fecondazione assistita possono influenzare negativamente le cellule che costituiscono l'endometrio (parte interna dell'utero in cui si impianta la blastocisti).

Secondo uno studio pubblicato su Mol Hum Reprod, la somministrazione in vitro di analogo del GnRH a cellule umane di epitelio endometriale non provoca direttamente grandi cambiamenti a livello dell'espressione genica delle cellule.

La PCR come strategia di routine nei casi di Diagnosi Preimpianto in portatori sani di traslocazioni cromosomiche

Alcuni individui sani mostrano, all'analisi cromosomica (mappa cromosomica), dei riarrangiamenti non corretti (fenomeno detto traslocazione). Questo quadro non provoca alcun danno all'individuo ma predispone ad una maggiore produzione di embrioni con mappa cromosomica alterata e quindi non vitali (embrioni definiti cromosomicamente sbilanciati).

La Diagnosi Preimpianto (PGD) viene proposta in questi casi per analizzare l'embrione prima del trasferimento. La tecnica di indagine comunemente impiegata è la Ibridizzazione In Situ Fluorescente (FISH).

Un articolo appena comparso sulla rivista Mol Hum Reprod propone come metodo routinario di indagine, nei casi di traslocazione Robertsoniana o reciproca, la Reazione a Catena della Polimerasi (PCR), basata su specifiche corte sequenze altamente ripetute nel DNA. Tale metodica migliora i risultati della PGD.

Leucemia infantile e infertilità parentale

I fattori di rischio per lo sviluppo di leucemia infantile sono poco conosciuti, ma data la precoce età di comparsa si ritiene che possa essere coinvolto qualcosa che avviene in periodo perinatale.

In un lavoro pubblicato su Hum Repr è stato effettuato uno studio per valutare eventuali associazioni fra la leucemia infantile e infertilità parentale e trattamento dell’infertilità. Le madri degli infanti affetti, reclutate mediante intervista telefonica, hanno dato informazioni circa lo stato di infertilità, eventuali trattamenti e fattori demografici.

Dall’analisi statistica dei dati gli autori concludono che per la leucemia infantile è escluso un aumento del rischio associato con lo stato della fertilità dei genitori o all’eventuale trattamento.

lunedì 19 aprile 2010

Neopterina come marker di successo di impianto di blastocisti

Nelle primissime fasi di una gravidanza è ampiamente conosciuto il ruolo cardine di distinti pathways di risposta immunitaria che coinvolgono mediatori materni e fetali, che potrebbero incidere sul successo dell’impianto della blastocisti.
La neopterina è una sostanza prodotta dai macrofagi e indica uno stato di attivazione del sistema immunitario.
In un lavoro pubblicato su RBM Online la concentrazione giornaliera di neopterina nelle urine è stata calcolata in 61 donne, selezionate per assenza di forme infettive, per un periodo di 2 settimane dopo il trasferimento embrionale.
In caso di successo di impianto, la concentrazione di neopterina aumenta significativamente dopo trasferimento della blastocisti, mentre rimane invariata in donne con insuccesso di impianto. Questo andamento della concentrazione di neopterina nelle primissime fasi della gravidanza potrebbe essere un precoce predittore di successo di impianto e di gravidanza.

Parametri predittivi di gravidanza prima della stimolazione con ciclo "lungo"

In un lavoro di prossima pubblicazione su RBM Online, si dimostra che i parametri pre-iperstimolazione ovarica controllata atti a predire la possibilità di gravidanza in un ciclo di stimolazione "lungo" (gonadotropine + agonista del GnRh) sono:

età giovanile
marcata soppressione degli steroidi ovarici

L'aspetto dei pronuclei non è correlato al potenziale di gravidanza

Un lavoro di prossima pubblicazione su RBM Online dimostra che non c'è correlazione tra il pattern pronucleare sec. la classificazione di Tesarik e Scott, la qualità embrionaria e la struttura cromosomica.

Il polscopio offre limitate informazioni sulle caratteristiche del fuso meiotico

L'analisi del fuso meiotico ovocitario può essere utile per estrapolare informazioni sullo sviluppo e sul grado maturativo della cellula uovo. L'indagine migliore per studiare il fuso meiotico si basa sull'uso del microscopio confocale e sfrutta metodiche di fluorescenza. Tuttavia questa metodica non è compatibile con la ICSI poichè l'ovocita analizzato non può più essere utilizzato. Recentemente è stata proposta una metodica detta polscopia per osservare a fresco il fuso meiotico ovocitario.

Uno studio pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility confronta le due metodiche.

I dati ottenuti con l'indagine al polscopio non sono in accordo con quelli della microscopia confocale. Il polscopio inoltre offre una misurazione dell'asse maggiore del fuso meiotico sempre ridotta rispetto al confocale.

La polscopia sembra quindi ancora in grado di offrire limitate informazioni sulle caratteristiche del fuso meiotico.

sabato 17 aprile 2010

Nuova tecnica per ridurre le patologie legate a mutazioni del DNA mitocondriale

Le cellule del corpo umano sono dotate di materiale genetico (DNA) sia nel nucleo che in particolari organelli, detti mitocondri, che si trovano sparsi nel citoplasma cellulare.
Mutazioni a carico del DNA mitocondriale sono responsabili di malattie genetiche. Si stima che circa 1 su 250 nuovi nati presentino mutazioni patologiche a carico del DNA mitocondriale, inoltre le opzioni terapeutiche in questi casi sono praticamente assenti. La trasmissione di tali mutazioni avviene solo per via materna, attraverso il citoplasma dell'ovocita.

Sulla prestigiosa rivista Nature questo mese è apparsa la notizia che un gruppo inglese ha validato una metodica su zigoti umani per evitare tale trasmissione.
Nei casi di madri portatrici di mutazioni mitocondriali, subito dopo la fertilizzazione in vitro, i pronuclei dello zigote (che contengono il materiale genetico del padre e della madre) vengono trasferiti in un ovocita di una donatrice sana privato del proprio nucleo. In questo modo il DNA nucleare dei genitori è conservato, ma quello dei mitocondri nel citoplasma deriva dalla donatrice.

La tecnica è risultata efficace e le cellule in vitro sono arrivate con buoni risultati fino allo stadio di blastocisti.

mercoledì 14 aprile 2010

La fertilità nelle donne con mutazioni sui geni BRCA

E’ noto che mutazioni sui geni BRCA (BCRA-1 e BCRA-2) predispongono all’insorgenza di carcinomi mammari ed ovarici. Per verificare se donne portatrici di queste mutazioni hanno o meno una fertilità ridotta rispetto alle non portatrici, in un lavoro pubblicato su Fertil Steril. sono state analizzate un totale di 2254 portatrici di mutazioni BRCA e 764 non portatrici (appartenenti alla stessa famiglia). Queste donne sono state sottoposte ad un questionario per costruire la storia di problemi di fertilità ed eventuali interventi . Non sono state riscontrate differenze tra portatrici di mutazione e non portatrici. Questo è solo un primo studio epidemiologico che dovrebbe essere ulteriormente approfondito.

La crioconservazione degli spermatozoi per lunghi periodi non danneggia la concentrazione degli spermatozoi motili progressivi

La crioconservazione degli spermatozoi in azoto liquido è una metodica ben consolidata. Dati dalla letteratura già dimostravano sopravvivenza e capacità fecondante degli spermatozoi dopo molti anni dal congelamento (è riportata una gravidanza ottenuta con Inseminazione Intrauterina utilizzando un seme crioconservato da 28 anni).

Lo studio appena apparso sulla rivista Human Reproduction analizza l'effetto del tempo di crioconservazione sulla concentrazione degli spermatozoi motili progressivi di una vasta coorte di liquidi seminali di donatori (2525).

I risultati domostrano che il tempo di crioconservazione non influenza la concentrazione degli spermatozoi motili progressivi nè quando il liquido seminale viene crioconservato in toto nè quando viene crioconservato dopo lavaggio.

martedì 13 aprile 2010

I recettori per i cannabinoidi regolano la motilità spermatica.

La regolazione della fisiologia spermatica è complessa e prevede anche il coinvolgimento dei cannabinoidi.

E’ noto di come i cannabinoidi di origine vegetale (cannabis sativa) manifestino i loro effetti psicotropi interagendo con specifici recettori CB1 e CB2. In realtà essi non fanno altro che mimare gli effetti di molecole presenti nel nostro organismo, i cosiddetti cannabinoidi endogeni, derivati degli acidi grassi.

L’espressione dei recettori per i cannabinoidi è stata riportata per una varietà di tessuti ma in un lavoro pubblicato su Fertil Steril. è stata confermata la loro presenza negli spermatozoi umani e dimostrato il loro coinvolgimento nella modulazione della motilità.

Gli spermatozoi presentano sia CB1 che CB2, con distribuzione distinta.
CB1 è localizzato nella regione acrosomiale e nel segmento intermedio degli spermatozoi mentre CB2 è localizzato principalmente nella regione post-acrosomiale, segmento intermedio e coda degli spermatozoi.
Entrambi sono coinvolti nella regolazione della motilità degli spermatozoi ma in modo diverso. Quando CB1 viene attivato si verifica un aumento della porzione di spermatozoi immobili mentre l’attivazione di CB2, piuttosto che determinare un aumento degli spermatozoi immobili, comporta un aumento degli spermatozoi progressivi lenti.

Si pensa che possa esistere una sorta di gradiente dei cannabinoidi endogeni sia nel tratto riproduttivo maschile che femminile che attivi in modo diverso i recettori CB1e CB2 , determinando il controllo della motilità spermatica.

lunedì 12 aprile 2010

Livelli di AMH in giovani donne sottoposte a chemioterapia per linfoma

La suscettibilità della riserva ovarica alla chemioterapia è altamente variabile da una paziente ad un'altra.

In un lavoro pubblicato su RBM Online 30 giovani donne sono state reclutate prima di iniziare un trattamento di chemioterapia ed è stato misurato il livello dell’ormone anti-mulleriano (AMH) nel siero per seguire l’evoluzione dell’impoverimento follicolare causato dai farmaci. Il dosaggio è stato eseguito prima e durante la chemioterapia e ogni 3 mesi dalla fine del trattamento per un periodo di un anno su diversi protocolli farmacologici.

Alcune tipologie di trattamento mostrano una drastica riduzione dei livelli di AMH, ritornando ai valori iniziali dopo 12 mesi dalla fine del trattamento. Altri protocolli al contrario non mostrano cambiamenti dei livelli di AMH.

Queste differenze tra i protocolli potrebbero contribuire ad una comprensione della tossicità ovarica e infine essere utili per la preservazione della fertilità.

domenica 11 aprile 2010

In quali condizioni di infertilità maschile si osserva maggiormente un danno al DNA spermatozoario?

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista RBM Online, il danno al DNA degli spermatozoi nei pazienti infertili è principalmente correlato a:

età;
motilità;
vitalità degli spermatozoi;
morfologia degli spermatozoi.

Il danno al DNA di alto grado (oltre al 30% di spermatozoi frammentati) è principalmente osservato nei casi di infezione del liquido seminale (48% dei pazienti sotto indagine) e nel 30% dei pazienti con varicocele. Solo il 22% dei maschi a infertilità idiopatica ha elevati livelli di danno al DNA spermatozoario.

giovedì 8 aprile 2010

Livelli di AMH e di Inibina-B sono correlati al diametro dei follicoli umani antrali.

In un lavoro pubblicato su Hum Reprod. hanno determinato i livelli dell’ormone anti-Mulleriano (AMH) e dell’inibina-B nei follicoli antrali e relazionati alle dimensioni del follicolo.

Le concentrazioni intrafollicolari dell’AMH diventano progressivamente più basse all’aumentare del diametro del follicolo. Invece, le concentrazioni di inibina-B aumentano con l’aumentare del diametro del follicolo con un picco intorno a 9 mm di diametro.

Questo suggerisce che l’AMH e l’inibina-B svolgono importanti funzioni durante la normale selezione dei follicoli nella fase follicolare del ciclo mestruale.

ESX1 potenziale marker della spermatogenesi in pazienti azoospermici.

E' al momento impossibile determinare, in un paziente privo di spermatozoi nel liquido seminale (azoospermico), se spermatozoi verranno trovati nel testicolo con la biopsia.
In un lavoro pubblicato su Hum Reprod. gli autori hanno identificato un potenziale marker molecolare della spermatogenesi, ESX1, che potrebbe essere usato come predittore del successo di recupero degli spermatozoi in pazienti azoospermici.

ESX1 è un gene legato al cromosoma X, espresso nel testicolo oltre che nella placenta, cervello e polmone umano.
Analizzando 81 pazienti azoospermici è stata trovata un’associazione tra le alterazioni di ESX1, i difetti nella spermatogenesi e il successo di recupero degli spermatozoi dal testicolo con tecniche di estrazione micro-chirurgica (TESE/microTESE).